La Rice University e l’Università del Michigan hanno deciso di studiare il meccanismo dei sogni premonitori: la scoperta è sorprendente.
Tutto ciò che accade quando chiudiamo gli occhi e ci lasciamo andare al sonno non smette mai di affascinare. In quel momento in cui siamo vulnerabili al mondo esterno, la nostra mente continua a navigare, tra fase Rem e non Rem, tra sonno attivo e paradossale.
In questa esperienza che viviamo ogni notte, ognuno di noi riflette i propri desideri e paure, dandogli un’immagine contorta nel sogno, influenzata dagli eventi vissuti durante la giornata.
Ed è durante il sogno che qualcuno riesce anche a vedere il futuro, talvolta distorto, alcune volte nitido e veritiero. I sogni premonitori sono un argomento tanto affascinante quanto discusso, poiché riportando in qualche modo all’esoterismo, teoria che non è mai andata d’accordo con la scienza. Da qui l’idea di attivare uno studio, il più recente, che prova a dare una spiegazione neuroscientifica a questo meccanismo. Il risultato? Davvero affascinante.
Perché facciamo sogni premonitori? La risposta della scienza
L’idea che il nostro cervello, durante il sonno, non si limiti a rielaborare i ricordi ma tenti anche di prevedere il futuro, apre nuove prospettive su come comprendiamo i sogni e il loro ruolo nella nostra vita quotidiana. I ricercatori della Rice University e dell‘Università del Michigan hanno dimostrato che questi processi non sono semplici giochi della mente, ma meccanismi neurali con una funzione precisa: prepararci ad affrontare nuove situazioni.
Ma come fanno i neuroni a predire il futuro? La chiave sta nella neuroplasticità, la capacità del cervello di riorganizzarsi e creare nuove connessioni in risposta alle esperienze. Durante il sonno, questa plasticità diventa un processo attivo, in cui i neuroni simulano scenari futuri, basandosi su ciò che abbiamo vissuto di recente.
In buona sostanza, è come se la nostra mente provasse a dare una risposta alle domande sul futuro, elaborando un possibile scenario; una sorta di prove generali per il giorno successivo, preparando il terreno per affrontare sfide e opportunità che ancora non conosciamo. Il motivo per cui spesso si avverano? Beh, una buona intuizione.
L’innovazione più sorprendente di questo studio è stata la capacità di mappare queste ‘proiezioni’ attraverso l’apprendimento automatico. Utilizzando sonde neurali avanzate, i ricercatori sono riusciti a tracciare le rappresentazioni spaziali che i neuroni creano durante il sonno. Queste rappresentazioni non sono semplici riproduzioni del passato, ma versioni modificate e adattate per anticipare ciò che potrebbe accadere.